Riceviamo dal Socio dott. Giovanni Trapani, con richiesta di pubblicazione sul Nuovo Giornale dello Spinone, un articolo pubblicato dalla Rivista Diana n. 24 del 5 dicembre 1981, a firma del dott. Gian Decio Frateschi   (1946 – 1985)  – medico veterinario, cacciatore e spinonista –  , dal titolo “VERIFICHIAMO L’ATTUALITA’ DELLA RAZZA SPINONA”

Le razze canine furono create dall’uomo per soddisfare le necessità pratiche e di gusto estetico. Quindi non sono fine a loro stessi, bensì il loro fine è comunque e sempre rispondere a canoni imposti volta a volta dall’uomo.

Ogni momento storico diviene inesorabilmente il momento di una razza, la quale ne subisce l’impronta e le esigenze. È bene che ciò avvenga, perché in altro modo una razza si ridurrebbe a qualche cosa di morto e di anacronistico, svuotato di qualsiasi significato attuale.

In che modo tutto questo discorso si può ricondurre allo spinone? È presto detto. A questo punto chi è poco addentro nelle ” spinonistiche cose” . Avrà senz’altro già intuito dove io voglio parare. Fra gli spinonisti oggi due correnti si contendono l’egemonia. L’una tradizionalista, ancorata ai “monumenti” del passato, che si compiace di confrontare i soggetti di oggi con quelli di un tempo e, constatando limiti e difetti dei primi nei confronti dei secondi, vagheggia la restaurazione di un tipo, che per il solo fatto di essere appartenuto ad un’epoca passata ha, come si suol dire, fatto il suo tempo. La seconda, che tutto vuole innovare, auspica cani completamente diversi sia morfologicamente che psichicamente, rinnegando tutto o quasi di ciò che in tempi passati fu fatto. Come al solito però ” in medium stat virtus”. Se peraltro è vero che ormai è divenuto sterile il perdersi in discussioni sul “sesso degli angeli”, quale l’esistenza o meno dello sperone piuttosto che l’andare in estasi contemplando caratteristiche morfologiche come una “splendida pelle da bue” o un tronco possente “da gladiatore” in soggetti che poi sul terreno si rendono più inutili di un Cane di S. Bernardo; è altrettanto vero che certe caratteristiche di tipicità vanno pur sempre ricercate e conservate anche in quelli che vogliono definire: “i nuovi soggetti”. A questi soggetti chiederemo una maggiore dinamicità e delle “moderne” doti di eclettismo, intesa nel senso di sapere sì ben frugare la macchia con cerca metodica e ben ripiegata, ma anche di dimostrare, portati in terreni aperti, di adattarla aumentando la presa di terreno al punto da battere tutto quello a disposizione con un bel trotto ampio e vigoroso anche se intervallato da qualche tempo di galoppo.

Io non auspico che si cambi una razza, mutandone le caratteristiche più intrinseche, bensì che lì si permetta di evolvere. O riusciremo, pur mantenendoci nell’ambito della tipicità (perché chi è spinonista vuole pur sempre lo Spinone), a fare dei cani in grado di soddisfare il cacciatore moderno o altrimenti la nostra razza rimarrà solo passatempo per quei sunnominati nostalgici, completamente svuotata di contenuto venatorio. Per ottenere questo occorrerà, non già a fare un “nuovo tipo” di cane, bensì selezionare in una certa direzione. Soggetti che corrispondono alle suddette caratteristiche già esistono, ma forse non sono quelli ritenuti più “classici”. Come esempio riporto il seguente episodio. Mi trovavo all’esposizione Mondiale di Verona ed accanto a me uno spinonista di “vecchia data” e di provate doti di selezionatore alla scelta di quel giudice che aveva appena premiato una cagna molto tipica e dalle “matronali” fattezze commentava approssimativamente con quei concetti anche se non con queste parole: “che sia bella è indubbio. Io però che cosa me ne posso fare di un soggetto simile, il cui aspetto esteriore già denuncia che mai potrà muoversi sul terreno con quella rapidità e quel mordente indispensabili al giorno d’oggi per reperire la selvaggina ormai così rarefatta ed in scaltrita?”.

Lui avrebbe scelto un altro soggetto presente nella stessa classe di quello premiato. Era meno “matronale”, con degli angoli scapolo-come orali e femoro-tibiali meno chiusi quindi leggermente più alto sugli arti, ma nell’insieme dava un’impressione di maggior dinamismo e di una diversa tonicità muscolare. Insomma, questo spinononista, che conosce per averli posseduti i campioni di un tempo, ma anche, per viverli quotidianamente, i problemi della caccia attuale, faceva più o meno il mio ragionamento. Anche in esposizione, quindi, sarebbe bene dare la preferenza a quei soggetti che, pur mantenendosi aderenti allo standard morfologico della razza, recassero per quanto riguarda la costruzione quelle caratteristiche somatiche atte a permettere una grande dinamicità. Si avrà cura di verificare quindi il tono muscolare, che i movimenti siano elastici, che vi sia proporzionalità fra tutte le parti del corpo ed assoluta integrità fisica, con riguardo soprattutto ai difetti di costruzione del posteriore.

Per quanto concerne invece le caratteristiche neuro-psichiche (non facili ovviamente da valutare sul ring) il giudice preferirà lo Spinone che dimostri l’equilibrio e quella che meglio non saprei definire che come “tendenza alla propulsione” ovvero quella facilità composta, ma pronta ed elastica, al mettersi in movimento, che possiede lo Spinone in giusta misura vivace ed avido: giacché le intemperanze e le sfrontatezze non sono caratteristiche della nostra razza.

( G.D. Frateschi)

VERIFICHIAMO LATTUALITA DELLA RAZZA SPINONA DI GD FRATESCHI